«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145)
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Assemblea Parrocchiale dicembre 2022: puntare sull’accoglienza

La Visione che abbiamo trovato è

  • più di una dichiarazione di visione, slogan
  • più di una dichiarazione di intenti 
  • “Se vuoi andare veloce, vai da solo. Se vuoi andare lontano, vai insieme a qualcuno”.    Antico proverbio africano

Quindi siamo qui per dirci: 

  1. Se siamo d’accordo, ci ritroviamo? 
  2. Quali azioni concrete nei nostri gruppi / comunità?

Il consiglio pastorale ci chiede di crescere sulla relazione con tutti

Dal discernimento emerge che:

Quest’anno ci concentriamo e di alleiamo sull’atteggiamento di Accoglienza!

Cioè:

ACCOGLIENZA

  • Abbiamo scelto di partire da noi stessi e cambiare il nostro atteggiamento per andare verso agli altri.
  • Trovo qualcuno che condivide con me e ci promettiamo di attivarci su questo atteggiamento.
  • Insieme con lui/lei ogni volta che ci troviamo per un servizio o in gruppo, ci rinoviamo reciprocamente l’attenzione!
  • Posso ripassare, rileggere ogni tanto quanto abbiamo deciso nel cuore.
    Chiedo il dono dello Spirito Santo perché siamo suoi strumenti!

Concretamente:

  • Voglio guardare l’altro con gli occhi di Dio, soprattutto chi non è nelle mie corde; faccio silenzio, per un ascolto vero non superficiale; non ho fretta, prendo il tempo per stare senza fare.
  • Sto attento a chi arriva, preparo il posto, faccio sentire attese le persone, sorrido, faccio il primo passo, mi accorgo di chi manca. 
  • Mi avvicino alle persone in chiesa e in oratorio: Gesù vivo è in mezzo a noi. Invito personalmente anche se si verifica un rifiuto, sorrido, incasso la riposta qualunque sia. 

Quindi: 

  • Nei nostri gruppi, troviamo un momento per raccontare quello che abbiamo vissuto nell’Assemblea, richiamo ogni tanto questa scelta perché diventi concretezza.
  • Mensilmente i don, Suor Antonia, Renata vi chiederemo come va… di raccontarci le vostre esperienze. 

Approfondimenti nell’incontro

Dal vangelo di Matteo 

13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: «Stupido», dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: «Pazzo», sarà destinato al fuoco della Geènna.
23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

Dall’esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco 
25. La parrocchia (…) se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere « la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie ».
26. Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. 27. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. 28. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.

  1. Evangelizzare:
    (Mt 28), il comando di Cristo di “andare e fare discepoli”. Nell’Evangelii nuntiandi papa san Paolo VI scriveva: “Evangelizzare è infatti la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare”(EN 14).
  2. Insieme: Fa parte della vocazione battesimale la “corresponsabilità” per la missione della Chiesa. Il carisma di presiedere è il dono che libera tutti gli altri doni nella chiesa. Gli individui possono ottenere molto, ma solo insieme si cammina, si è chiesa. 
  3. Con lo Spirito Santo: il rinnovamento della parrocchia dipende dalla grazia di Dio perché mentre uno può seminare e un altro può annaffiare, è sempre Dio che fa crescere. Questo è vissuto come un affidamento allo Spirito Santo, intenzionale, sostenuto e quotidiano.

Dall’esortazione Evangelii Gaudium di Papa Francesco 
72. sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo.

67. Una sfida importante è mostrare che la soluzione non consisterà mai nel fuggire da una relazione personale e impegnata con Dio, che al tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo è ciò che accade oggi quando i credenti fanno in modo di nascondersi e togliersi dalla vista degli altri, e quando sottilmente scappano da un luogo all’altro o da un compito all’altro, senza creare vincoli profondi e stabili (.) …68 È un falso rimedio che fa ammalare il cuore e a volte il corpo. È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità.

69. Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un « piccolo gregge » (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. 70 Non lasciamoci rubare la comunità!

Dall’Enciclica  Novo Millennio Ineunte di Papa Giovanni Paolo II

43.  Fare della Chiesa la casa e la  scuola della comunione: ecco  la grande sfida che ci sta davanti  nel millennio che inizia, se  vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo.

Che  cosa significa questo in concreto?  Anche qui il discorso potrebbe  farsi immediatamente operativo, ma  sarebbe sbagliato assecondare  simile impulso. Prima di  programmare iniziative concrete  occorre promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano,  dove si educano i ministri  dell’altare, i consacrati, gli  operatori pastorali, dove si  costruiscono le famiglie e le  comunità.

Spiritualità della comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita  in noi, e la cui luce va colta  anche sul volto dei fratelli che  ci stanno accanto. Spiritualità della comunione significa inoltre capacità di sentire il fratello  di fede nell’unità profonda del Corpo mistico, dunque, come « uno che mi appartiene », per saper condividere le sue gioie e le sue  sofferenze, per intuire i suoi desideri e prendersi cura dei suoi bisogni, per offrirgli una vera e  profonda amicizia. Spiritualità della comunione è pure capacità di vedere innanzitutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per  accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio: un «dono per me»,  oltre che per il fratello che lo  ha direttamente ricevuto.  Spiritualità della comunione è  infine saper « fare spazio » al  fratello, portando « i pesi gli uni degli altri » (Gal 6,2)  e respingendo le tentazioni  egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione, carrierismo, diffidenza, gelosie.  Non ci facciamo illusioni: senza  questo cammino spirituale, a ben  poco servirebbero gli strumenti esteriori della comunione. Diventerebbero apparati senz’anima, maschere di comunione  più che sue vie di espressione e  di crescita.