«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145)

10) Trasporto dell’anno 1922

La prima guerra mondiale, dura e aspra, investe le alte vette intorno a Bormio. Per sottrarre l’immagine sacra del Crocifisso ai pericoli, un mattino di settembre del 1915 un piccolo corteo di devoti conduce il Santo simulacro alla chiesa maggiore, l’unica non occupata dall’Autorità militare.

Il sindaco Edoardo Meraldi, insieme ai maggiorenti, rifiuta di ottemperare agli ordini di sgombero del paese, per il pericolo derivante dai bombardamenti durante la guerra del 1915-18, giustificando l’inadempienza con la dichiarazione che: Bormio è sotto la protezione del nostro taumaturgico Crocifisso.

Raccontava Palmira Elingher (classe 1885) di una bomba caduta in un orto a Combo, in via Coltura, alla deviazione per Piatta, che non fece alcun danno, infilzandosi nella terra senza scoppiare. Il fatto successe il giorno in cui allora la liturgia celebrava la Santa Croce (3 maggio 1918), nel momento in cui ogni famiglia era seduta all’ora di pranzo.

Il giornale L’Ordine, il 31 agosto 1922 scriveva: le bombe caddero centinaia, a migliaia, fra le adiacenze dei caseggiati, sulle vie, sulle piazze: ma le persone e gli edifici rimasero intatti: Bormio fu salva. Era giusto e doveroso che la popolazione Bormiese attestasse in modo solenne la sua riconoscenza a Colui che l’aveva miracolosamente protetta e salvata.

Al trasporto del 1922 partecipa Mons. Luigi Versilia, che poi subirà il martirio nel 1930.

“La via lattea, le stelle cadenti, i canti lontani, la borgata illuminata, tutto parla un linguaggio ideale. Si scorda ogni affanno, ogni dolore, ogni miseria della vita, ci si associa alla gioia comune” (G. Motta).

“Hanno schierato le bombe, cinte dal tricolore, sulla strada della processione, per ringraziare il Santo Crocifisso che di tutte le bombe cadute nessuna era scoppiata”. (Cirilla Mosconi)

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