Il contesto
Bormio ha origini antiche: già in epoca romana è conosciuta come centro termale e commerciale. Nel Medioevo fu un comune libero, noto per i suoi statuti autonomi del 1304. Dopo la conquista da parte dei Grigioni nel 1512, il sacco del 1621 e la riconquista del 1639, Bormio mantenne una relativa tranquillità. Nel XVII secolo visse un lento declino economico, aggravato da calamità naturali e carestie.
All’inizio del Settecento, la cittadina era ancora una piccola comunità montana, formata da nobili, commercianti e contadini, devota e resiliente, in cerca di salute e salvezza con le sue antiche tradizioni religiose, a volte sfociate nella caccia alle streghe.
Vide comunque notevoli manifestazioni di civiltà e apertura: due ospedali, un monte di pietà, il collegio e le scuole affidate ai Gesuiti.
L’intreccio tra sacro e secolare era strettissimo e inseparabile. Molti decreti del Consiglio di governo del paese, chiedono all’arciprete e ai canonici di elevare preghiere, con processioni, per invocare la protezione divina contro la peste, la siccità, per proteggere la campagna e gli animali dai parassiti, o nelle difficoltà politiche e nelle relazioni con le autorità superiori.
La devozione popolare verso l’immagine del Cristo in croce acquista centralità un po’ ovunque come anche a Bormio. Il Crocifisso della Chiesa Collegiata in Bormio, che resistette all’incendio del 1621, considerato miracoloso, fu portato a Bellpuig in Spagna; anche il Crocifisso all’esterno di santa Barbara fu oggetto di grande venerazione.
Di fronte alla minaccia di carestie ed epidemie, si affacciava a Bormio la scienza medica, con lo studio delle prime autopsie, ma cresceva anche la preghiera al Santo Crocifisso di Combo.
In questo contesto si inserisce la costruzione di numerose cappelle devozionali tra cui quella che ampliò la chiesa di S.Antonio in Combo per accogliere il Santo Crocifisso.
E’ nella storia che Dio avviene, bussa, interpella, chiama, e l’umanità sua volta, bussa, dialoga, può camminare col suo Signore.
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