Ha trattato questo temi:
- preghiera e condivisione del cammino di fede di uno di noi;
- approvazione verbale seduta precedente
- Prima parte: (Ri)Accendere il fuoco. Vedi allegati
- Nel 2025 si prevede un giubileo della Speranza: Un TRASPORTO;
- Raccontare le esperienze fatte in comunità non interessa proprio
- varie ed eventuali.
3. Prima parte: (Ri)Accendere il fuoco. Vedi allegati
Don Fabio riprende l’Ordine del Giorno e il testo di riferimento per la preparazione personale; chiede di intervenire liberamente esprimendo il proprio punto di vista.
Interviene Enea Pozzi che ritiene che la comunità tenda ad andare verso il diventare bottega anche se rimane ancora preponderante l’aspetto del controllo; cita il Sicomoro come esempio di esperienza – bottega – che è nata dal poco e che nel tempo è cresciuta, intercettando le domande di alcuni adolescenti; valuta come fondamentale la cura delle iniziative proposte; ritiene importante tenere vivi i legami, anche se diventano più sporadici, esemplifica con l’appuntamento della colazione al bar al sabato mattina con gli studenti universitari e il vicario; considera importante la dimensione del controllo, intesa come verifica dei percorsi intrapresi, che deve interfacciarsi con la flessibilità; riporta che la comunità è ancora concentrata verso l’interno ma intravede anche dei tentativi verso l’esterno.
Interviene Monica Maiori che pensa che la parrocchia stia tracciando la direzione giusta ovvero l’apertura verso tutti; cita il corso Alpha quale occasione anche per chi è più distante; crede che sia necessario mantenere il controllo e la stabilità ricordandosi di aver cura delle persone che da sempre si dedicano alla comunità; specifica che diventare ospitali e discepoli missionari non significa diventare accondiscendenti perdendo di vista l’aspetto educativo che chiede chiarezza e fermezza, cita alcuni episodi riguardanti la gestione dei ragazzi in oratorio.
Interviene Luigi Azzalini che specifica la differenziazione dell’approccio con gli adulti e con i ragazzi; ritiene che oggi sia impegnativo accostarsi agli adolescenti per favorire un’esperienza di fede, considerando anche la realtà legata ai trasferimenti per gli studi e la perdita dei legami quotidiani con il territorio di appartenenza; valuta prioritario passare dal clan autoreferenziale all’apertura verso l’altro.
Interviene Daniele Boscacci che ammette di non riuscire a coinvolgere altri adolescenti e giovani nella vita dell’oratorio, e tanto meno della parrocchia, e non si spiega il perché.
Interviene Maria Paola Giacomelli che dice che servirebbe far diventare l’oratorio un luogo accattivante e riconosce che anche in altri ambiti risulta faticosa la partecipazione dei giovani; augura che si tratti solo di una fase.
Don Fabio afferma che le quattro dimensioni attraversano la nostra comunità e considera fondamentale sia la relazione con le persone all’interno che la capacità di aprirsi all’esterno; riporta che dai questionari, a suo tempo raccolti, è emerso che la comunità è connotata più dal conservare che dal sperimentare il laboratorio della bottega; attesta che si fa fatica a curare l’esistente.
Don Fabio chiede di scrivere su un post-it una parola che dica che cosa non sta andando nella direzione giusta. Si legge quanto scritto come segue:
Clara Pedranzini: manca un po’ di empatia da parte dei sacerdoti, all’interno dei gruppi ci sono incomprensioni.
Suor Antonia: i cristiani non manifestano la gioia di appartenere al Signore, non manifestano la fraternità.
Stefania Sertorelli: non siamo abbastanza testimoni dell’incontro con il Signore; bisogna curare le famiglie.
Luigi Azzalini: troppo autoreferenzialità, spesso i gruppi tendono a rimanere chiusi, è difficile entrare nei gruppi.
Maurizio Cantoni: la crisi dei gruppi parrocchiali.
Enea Pozzi: pochi devono fare troppo.
Maria Paola Giacomelli: le persone coinvolte sono sempre le stesse pertanto vengono riproposte le stesse idee, c’è stanchezza e poco entusiasmo; non si trasmette con gioia; la comunità viene percepita come una casta, diventa difficile entrare nel far parte dei gruppi.
Don Fabio: alcuni prendono possesso del servizio e non sentono loro il servizio che fanno.
Monica Maiori: maggior chiarezza nell’esplicitazione di alcune scelte (es. esclusione di un bambino non battezzato all’incontro di catechismo).
Renata Castellazzi: autoreferenzialità, chiusura, trattenere per sé e non condividere, trattenere per sé invece di fare spazio anche ad altri.
Don David: la mondanità rispetto ai numeri, l’incapacità di vedere la bellezza nell’imperfezione dell’artigiano.
Carla Colturi: tantissima fatica, a S. Lucia le persone non si sentono di nessuno, non si sentono accolti.
Don Fabio chiede di suddividersi in piccoli gruppi e provare a pensare al futuro descrivendo i cambiamenti in positivo; chiede di provare a disegnare la realtà futura. Se arrivasse un alieno tra 10 anni cosa potremmo raccontagli: quali cambiamenti concreti si vedono (racconto della nuova situazione, quali tappe per arrivarci, cosa ha contribuito, chi è attivo e partecipa, cambiamenti della struttura)? (Tecnica del Future Lab)
Si presentano i video e i cartelli al CPP.
Gruppo 1: don Fabio, Daniele Boscacci, Elena Bradanini, Marta Castellazzi, Renata Castellazzi.
Meno gruppi e commissioni, meno settori, più flessibilità e trasversalità, apertura ai cambiamenti, , più comunità vera, unione tra parrocchie?, – confini e più apertura, protagonismo dei giovani, non comunità di massa ma piccole comunità accoglienti.
Gruppo 2: suor Antonia, Maurizio Cantoni…
Tutto si illumina alla presenza de Signore. Risorto, dopo aver fatto esperienze di buio. Tappe: siamo passi dalla mancanza di relazione a una relazione più vera nella maniglia, tra famiglie, tra le generazioni, nel sociale, nel politico. Dall’indifferenza all’ospitalità. Ha contribuito il desiderio di fraternità, di condivisione della propria fede, della concretezza della vita. L’aver sperimentato il Signore nella propria vita che ci ha portato a condividerlo con i fratelli. L’entusiasmo della propria vita. Tutta la comunità partecipa ed è attiva nei vari ministeri.
Gruppo 3:…
Prendere consapevolezza – innestare il desiderio! Coltivare il rapporto on Dio e con l’altro, spiritualità della relazione. Meno legati alle cose da fare e più al perchè, al senso. Rottura dei gruppi/ commissioni o integrazione. Integrazione e collaborazione dei giovani
Si è scelto cosa tenere e cosa no… Far nascere, far crescere e lasciar andare.
Don Fabio conclude sollecitando il CPP a individuare quali siano le preoccupazioni che emergono da queste descrizioni di futuro per capire quale direzione intraprendere, quali azioni mettere in campo. Si concluderà la prossima volta.
4. Nel 2025 si prevede un Giubileo della Speranza – vogliamo programmare un Trasporto? (sì/no, perché?)
uigi Azzalini si dice favorevole come occasione di preghiera e speranza per la guerra.
Stefania Sertorelli si dice favorevole quale esperienza di popolo e di coinvolgimento di persone lontane dalla chiesa, pensa che sia un’occasione per evangelizzare.
Clara Pedranzini e sr Antonia concordano con Stefania Sertorelli.
Elena Bradanini si dice favorevole come un’occasione di crescita per il paese.
Renata Castellazzi si dice favorevole se viene pensato il coinvolgimento previo delle persone come percorso della comunità, in particolare dei giovani.
Don Fabio chiede come era il cammino di preparazione; Stefania Sertorelli racconta.
Clara Pedranzini valuta necessario darsi più tempo per organizzare e coinvolgere.
5. Raccontare le esperienze fatte in comunità non interessa proprio, anche se è parte della visione:
visto che nessuno racconta nemmeno se te lo chiedo… ad es. di scrivere un articolo del bollettino. Diventa pesante prepararlo. Ci chiediamo se chiudere il bollettino e se c’è un altro modo più efficace! (sì/no, perché?)
Don Fabio ricorda che uno dei temi dell’evangelizzare è raccontare in maniera gioiosa la propria esperienza: rammenta che negli anni sono stare diverse le forme per raccontare la vita della parrocchia – il foglio mensile, il bollettino con tre o quattro numeri annuali scegliendo un tema ed intrecciando con il racconto della comunità -; valuta che la fatica è doppia perché non si racconta e non si allegano le foto; illustra che l’ultimo bollettino ha come tema l’educare; don Fabio chiarisce che la domanda circa il futuro del bollettino parrocchiale riguarda il senso e anche i soldi da investire.
Interviene Luigi Azzalini che ritiene funzionale definire un gruppo che lavori esclusivamente per la stesura del bollettino.
Interviene Maria Paola Giacomelli che si interroga su quanti siano interessanti a leggere il bollettino; propone di ridurre le stampe da lasciare a disposizione per chi è davvero interessato e di divulgare il bollettino tramite i social per tutti gli altri.
Interviene Monica Maiori che riporta che qualcuno guarda solo le immagini.
Don Fabio specifica che solo il 10% della popolazione partecipa alla S. Messa, il restante 90% viene raggiunto solo tramite il bollettino.
Interviene Enea Pozzi che evidenzia che i canali social possono ovviare alla tempistica circa la produzione degli articoli e forse viene facilitata l’interesse perché la lettura è più breve.
Interviene sr Antonia che ritiene necessario trovare qualcuno che si occupi del lavoro e considerare il bollettino in un’ottica missionaria.
Don Fabio ritiene che non si ha il desiderio di raccontare cosa è successo, cosa si è vissuto, manca lo spirito del racconto missionario e confida la difficoltà circa la scelta da intraprendere.
Interviene Stefania Sertorelli che ritiene che manchi la prospettiva di raggiungere chi non ha partecipato.
Don David ammette la fatica di cercare chi racconta.
Interviene Renata Castellazzi ritiene che il bollettino abbia un carattere informativo e formativo, che non debba essere sottovalutato che è l’unico segno della comunità cristiana che arriva in tutte le case; condivide circa la fatica di reperire le persone che abbiano desiderio di raccontare e di raccontarsi; esprime la propria perplessità circa i costi.
Don David rende noto che anche in altre parrocchie si è deciso di sospendere la pubblicazione.
Don Fabio valuta che si fa fatica a raccontare e a raccontarsi perché non ci si pongono le domande circa ciò che si vive a livello personale e comunitario, circa ciò che ci sta a cuore.
5. Varie ed eventuali
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Si informa che sarà a disposizione il libretto del cammino di Avvento, verrà consegnato alle famiglie tramite i gruppi di catechesi.
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Don Fabio illustra il primo laboratorio di comunità, sulle tracce del Sinodo diocesano, venerdì 1 dicembre 2023 – Camminare insieme -, che prevede la preghiera, la riflessione e il confronto sul tema del Battesimo con don Simone Piani. Aggiunge che il secondo laboratorio sarà in quaresima, venerdì 16 febbraio 2024 – Servire -, e il terzo laboratorio, venerdì 19 aprile 2024 – Uscire -, nel tempo pasquale anche in preparazione della visita del vescovo: don Fabio chiede al CPP di coinvolgere le persone.
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