«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145)

Fare Consiglio Pastorale

PREPARAZIONE, DIALOGO, SCELTE, VERIFICA 

Dalle Schede del vescovo Diego nel 2015

Preparazione 

I ruoli 

Solitamente uno Statuto, ed eventualmente anche un Regolamento, precisa i ruoli fondamentali di responsabilità nel Consiglio pastorale: il Presidente che è il Parroco, il Moderatore che conduce il dialogo, il Segretario che invia l’ordine del giorno e il materiale sul quale prepararsi e prepara il Verbale degli incontri, i Consiglieri, gli eventuali Esperti chiamati per approfondire tematiche particolari. Alcuni Consigli pastorali delle comunità più grosse si sono dotati anche di una forma di Giunta o di Segreteria allargata soprattutto per la preparazione remota e per l’attuazione di quanto indicato dal Consiglio pastorale. 

Tipologie di incontro 

Consiglio pastorale per informare. Ha come caratteristica principale la comunicazione e l’informazione relativamente ad un problema, ad una proposta o iniziativa che ha bisogno di spiegazioni (attività diocesane, visita pastorale, normative…). Richiede materiale scritto, con informazioni precise. Il Consiglio soprattutto ascolta e pone domande di chiarimento. Si conclude con una breve sintesi. Il Verbale è breve e prevede gli allegati distribuiti. 

Consiglio pastorale per decidere scelte pastorali. Quando è chiamato a fare delle scelte, perché possa prendere decisioni motivate, occorrono informazioni chiare (documenti, tesi e riflessioni scritte, proposte con pro e contro). Il Consiglio può avvalersi della presenza di esperti. I partecipanti intervengono sostenendo con “motivazioni pastorali” (non emotive, affettive, di comodo, di protesta…) alcune scelte piuttosto che altre; privilegiano la proposta di soluzioni, rispetto al continuo rilancio di problemi. Le decisioni devono essere prese tendendo all’unanimità, non alla maggioranza semplice. Quando non c’è sintonia tra i partecipanti, occorre rimandare la decisione e far maturare il consenso con momenti formativi e di dialogo. Il verbale richiede chiarezza sulle motivazioni della scelta e sulla consapevolezza condivisa. 

Consiglio pastorale per affrontare situazioni nuove. In alcuni momenti il Consiglio pastorale assume tratti di ricerca-confronto-ipotesi di azione, quando la comunità è chiamata ad affrontare situazioni nuove, sulle quali non esiste un progetto, o per le quali è necessario un lavoro di analisi della situazione (v. problemi locali, attenzione a soggetti specifici, iniziative straordinarie, pastorale d’ambiente, ecc.). Questa modalità di agire del Consiglio richiede al Moderatore di “dare la parola”, creando le condizioni perché ciascuno si esprima. Può esser utile il metodo del “giro”, parlando a turno. Questo favorisce il discernimento: la preghiera personale a casa su una domanda per cogliere la volontà di Dio, la condivisione di quanto meditato che si perde nel gruppo, la scelta di uno degli altri doni, l’accoglienza di una conclusione. Questo metodo richiede ogni tanto momenti di sintesi che evidenzino l’approfondimento in atto. Non sarà superfluo incaricare qualcuno (singolo, o segreteria, o commissione) per istruire la questione. Trattandosi di una forma di “studio pastorale”, il Verbale richiede attenzione a tutti gli interventi e una certa meticolosità, per non ritrovarsi a ripetere le stesse cose dopo qualche mese. 

Tutte le tipologie di incontro hanno nel Piano pastorale del Vescovo il riferimento principale al quale attenersi per individuare le scelte pastorali nella comunione con tutta la Chiesa diocesana. 

La preparazione del luogo 

Curare la sala perché sia accogliente, pulita, profumata. È preferibile la disposizione a cerchio, con la presenza di tavoli, che offrono appoggio per scrivere e sicurezza emotiva.  Occorrerà aiutarsi. 

La convocazione e l’ordine del giorno, i documenti

È bene che ogni membro del Consiglio pastorale riceva la convocazione con l’ordine del giorno almeno dieci giorni prima del Consiglio pastorale. Per la data si è facilitati da un calendario annuale. Per i temi da trattare si è aiutati da eventuale materiale prodotto in anticipo. 

La preghiera 

Sobria quanto a lunghezza e a stile, la preghiera non può mancare nel Consiglio pastorale, perché indica la dipendenza positiva dalla Parola che ci convoca e ci indica la strada. Possono essere felicemente utilizzate la liturgia della Parola del giorno, o la liturgia delle ore. In ogni caso è bene che la preghiera sia in sintonia con il tempo liturgico e sia attenta all’attualità. 

Il momento formativo 

Accanto ai tempi prolungati di formazione (Azione Cattolica, Catechesi degli adulti, Giornate di ritiro, Corsi, Scuole, ecc.) è bene richiamare all’inizio del Consiglio pastorale i fondamentali riferimenti ai quali ci si ispira nel trattare gli argomenti all’ordine del giorno. Come per la preghiera, anche il momento formativo non è necessariamente appaltato al parroco. 

Dialogo 

Il tempo del dialogo deve essere ampio in un Consiglio pastorale e occupare circa la maggior parte della durata dell’incontro. Tutti hanno il diritto di esprimersi: per questo è opportuno favorire, oltre alla forma verbale, anche la forma scritta. È un buon servizio del moderatore, in due-tre momenti dell’incontro, formulare una sintesi parziale alla quale è approdato il dialogo. Queste sintesi saranno utili da riproporre per eventuali decisioni. È bene essere franchi, è bene allenarsi ad ascoltare anche pareri che non si condividono, senza giudicare le persone. È bene sostenere tutto con al decisone di vivere tra tutti il comandamento dell’amore chiedendo il dono dello Spirito Santo.

Prima di prendere decisioni su questioni delicate, moralmente, ecclesialmente o civilmente, è bene rileggere gli appunti di chi verbalizza e chiarire le opzioni sulle quali si è chiamati a decidere. 

Scelte 

Pur non essendo facile, nella vita ecclesiale occorre superare la logica della semplice maggioranza a favore di una sempre più profonda condivisione comunitaria (convergere). Di per sé il Consiglio pastorale “consiglia”, non essendo in se stesso organismo decisionale. Tocca al Parroco, considerati tutti gli interventi, con un’attenzione particolare e privilegiata ai poveri, approdare ad un prudente discernimento, le cui motivazioni siano per tutti chiare. Nel caso di scelte significativamente non condivise è opportuno rimandare per ulteriori approfondimenti. 

È utile al termine di un incontro, quando c’è chiarezza sulle scelte da attuare, prevedere “chi fa che cosa”, i tempi, le tappe attuative intermedie e l’eventuale sostegno economico di cui la scelta ha bisogno.  Non tocca immediatamente ai membri del Consiglio pastorale mettere in atto come soggetti operativi tutte le scelte, ma è doveroso per i Consiglieri condividere con la propria presenza le iniziative fondamentali a carattere comunitario. 

Il Consiglio pastorale troverà le forme più adatte per comunicare le scelte a tutta la comunità. Bollettino, foglio domenicale, social. Dal vernare del segretario qualcuno rielabora una sintesi più fruibile. 

Verifica 

Tutte le operazioni messe in atto dal Consiglio pastorale hanno bisogno di essere verificate nel tempo. A questo occorre allenarsi perché la fretta del correre in avanti ci fa dimenticare di verificare se abbiamo veramente percorso il tratto di strada precedentemente annunciato. A modo di allenamento, ma ancor di più per favorire la serietà e la significatività del lavoro del Consiglio pastorale, può essere utile fare una verifica sul Consiglio pastorale stesso. 

I membri del Consiglio pastorale parrocchiale dedicano un incontro a riflettere su come il Consiglio pastorale si sia costituito e di quali finalità si sia dotato. Occorre ricordare come è avvenuta la preparazione in termini di formazione parrocchiale, come è stata fatta la scelta dei membri (adesione personale, elezioni, nomine…) e come abbia cominciato a funzionare fin dai primi passi, mettendo a fuoco soprattutto il metodo di conduzione delle riunioni: il Consiglio pastorale ha un suo modo specifico di funzionare? Da quali momenti spirituali, di dialogo, di discernimento è costituito? Come iniziano e come si concludono le riunioni? Quale consequenzialità si dà alle scelte suggerite? Soprattutto: quale peso sostanziale ha la Parola di Dio nelle scelte? 

La verifica può essere l’occasione anche per prendere coscienza del ruolo di responsabilità dei laici e di eventuali disagevoli esperienze di forme di clericalismo o di mancanza di corresponsabilità. 

È utile approfondire le motivazioni che giustificano la scelta di organizzare in parrocchia il Consiglio pastorale.