«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145)

E) Chiesa del Santo Spirito

Il cammino della fede

 

E) Chiesa del Santo Spirito 

1) L’arte

La costruzione pare risalga al XI secolo ed è una delle più antiche presenti in Bormio, sconsacrata all’inizio del secolo e utilizzata addirittura come deposito. Si riconosce l’abside circolare dal quale un tempo si accedeva per mezzo di un portale e del quale rimane a testimonianza il rosone. Sulle pareti sono ancora presenti le caratteristiche finestre rotonde.

Internamente troviamo numerosi affreschi dei quali però si ignorano gli autori, risalenti ad epoche diverse tra il XIV e XVI secolo. La navata, una soltanto è con volta a botte. Tra i Santi raffigurati spicca la figura di San Cristoforo col Bambino sulle spalle. Gli affreschi sull’abside pare siano stati realizzati nel 1475 da Aloisio Sermondi, al quale furono commissionati per volontà di Giacomo Alberti. Da notare l’Incoronazione della Vergine (probabilmente opera della bottega di Giovannino da Sondalo) e la Vergine Orsola insieme al marito, attribuibile a Bertolino de Buris. 

2) La testimonianza: 

Sin dall’antichità, in forme realistiche o stilizzate, l‘uomo ha raffigurato la natura: piante e fiori già per quei popoli antichi erano qualcosa di più di un’espressione di bellezza, poiché erano legati a concezioni religiose. In area mediterranea nelle pitture parietali dell’arte cretese-micenea sono presenti motivi floreali con edera, acanto, loto, palma e altri elementi vegetali che si ritroveranno nell’arte greca, etrusca, latina e poi nell’iconografia cristiana. 

Il fiore ricorda il Paradiso, ma per la sua delicatezza può anche essere simbolo dell’incostanza e della caducità proprie delle creature, un’immagine del carattere fugace della bellezza. Per i primi cristiani, dunque, la felicità del Paradiso poteva essere evocata dalla rappresentazione di un giardino idilliaco, dove fioriscono rose, scorrono ruscelli e cantano gli uccelli. Nel corso dei secoli, nelle chiese gli elementi naturalistici, che richiamano l’idea del giardino, sono sempre stati presenti nell’atrio, nei capitelli, lungo le pareti delle navate e nei pavimenti.   

Il Medioevo è il momento del passaggio dal simbolismo all’uso responsabile dell’essere nel mondo. Il mondo creato da Dio è un’opera compiuta e perfetta e anche il lavoro, soprattutto quello della terra, che Dio aveva imposto ad Adamo, era visto nella sua dignità e santità. Molte cattedrali hanno scolpito sugli archivolti e sui portali il ciclo del lavoro dei campi, scene di mietitura, di aratura e di vendemmia: la Chiesa interpreta le immagini prese dal paganesimo in senso cristiano e a partire da questo momento i mesi non rappresentano soltanto un ciclo di lavori, ma anche un ciclo di preghiere e di feste liturgiche. Anche i santi sono attorniati da elementi simbolici presi dalla natura, che rileggono la loro storia. 

In età gotica i pavimenti, i capitelli, le trabeazioni sono popolati di olivi, cedri o gigli, figure tutte di Cristo, che a volte sta in mezzo a palme, viti o melograni. 

Anche qui nella Chiesa del Santo Spirito, puoi cercare la testimonianza di questi simboli negli affreschi. 

3) La riflessione (Papa Francesco, 1 settembre 2020)

Siamo invitati a ricordare che il destino ultimo del creato è entrare nel “sabato eterno” di Dio. 

Esistiamo solo attraverso le relazioni: con Dio creatore, con i fratelli e le sorelle in quanto membri di una famiglia comune, e con tutte le creature che abitano la nostra stessa casa. «Tutto è in relazione, e tutti noi esseri umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature e che ci unisce anche tra noi, con tenero affetto, al fratello sole, alla sorella luna, al fratello fiume e alla madre terra» (LS, 92).

Abbiamo spezzato i legami che ci univano al Creatore, agli altri esseri umani e al resto del creato. Abbiamo bisogno di risanare queste relazioni danneggiate, che sono essenziali per sostenere noi stessi e l’intero tessuto della vita.

Siamo chiamati ad accogliere nuovamente il progetto originario e amorevole di Dio sul creato come un’eredità comune, un banchetto da condividere con tutti i fratelli e le sorelle in spirito di convivialità; non in una competizione scomposta, ma in una comunione gioiosa, dove ci si sostiene e ci si tutela a vicenda.

Oggi la voce del creato ci esorta, allarmata, a ritornare al giusto posto nell’ordine naturale, a ricordare che siamo parte, non padroni, della rete interconnessa della vita. La disintegrazione della biodiversità, il vertiginoso aumento dei disastri climatici, il diseguale impatto della pandemia in atto sui più poveri e fragili sono campanelli d’allarme di fronte all’avidità sfrenata dei consumi.

Ascoltiamo il battito della creazione. Essa, infatti, è stata data alla luce per manifestare e comunicare la gloria di Dio, per aiutarci a trovare nella sua bellezza il Signore di tutte le cose e ritornare a Lui. La terra dalla quale siamo stati tratti è dunque luogo di preghiera e di meditazione: «risvegliamo il senso estetico e contemplativo che Dio ha posto in noi»

Dobbiamo esaminare le nostre abitudini nell’uso dell’energia, nei consumi, nei trasporti e nell’alimentazione. Dobbiamo togliere dalle nostre economie aspetti non essenziali e nocivi, e dare vita a modalità fruttuose di commercio, produzione e trasporto dei beni.

Stiamo per esaurire il tempo, come i nostri figli e i giovani ci ricordano. Al contempo, siamo testimoni di come lo Spirito Santo stia ispirando ovunque individui e comunità a unirsi per ricostruire la casa comune e difendere i più vulnerabili. Assistiamo al graduale emergere di una grande mobilitazione di persone, che dal basso e dalle periferie si stanno generosamente adoperando per la protezione della terra e dei poveri. 

Rallegriamoci perché, nel suo amore, il Creatore sostiene i nostri umili sforzi per la Terra. Essa è anche la casa di Dio, dove la sua Parola «si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14), il luogo che l’effusione dello Spirito Santo costantemente rinnova.

“Manda il tuo Spirito, Signore, e rinnova la faccia della terra” (cfr Sal 104,30).

4) La domanda 

Quale “grido” della terra ti coinvolge di più?
Cosa potresti fare? 

5) La Preghiera e l’azione  

Rivolgi brevemente al Signore la tua preghiera…
Prendi la tua decisione!