«Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome in eterno e per sempre» (Sal 145)

Epifania

Nel Martirologio Romano, 6 gennaio, n. 1:
« Solennità dell’Epifania del Signore, nella quale si venera la triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria. »

L’Epifania, o Epifania del Signore è la solennità nella quale la Chiesa celebra la manifestazione di Cristo ai popoli di tutto il mondo, simboleggiati dai Magi che gli fanno visita e gli rendono omaggio portandogli in dono dell’oro, dell’incenso e della mirra. Viene celebrata il 6 gennaio. Con la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste e il Natale costituisce una delle massime solennità della Chiesa.
Il termine Epifania deriva dal greco ἐπιφάνεια, epipháneia, che può significare “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”, “presenza divina”, attestata in San Giovanni Crisostomo, assume la valenza di “Natività di Cristo”.

Nel III secolo i cristiani iniziarono a indicare con il termine Epifania le manifestazioni divine (come i miracoli, i segni, le visioni, ecc.) di Gesù[1]. Tra tutte queste manifestazioni ne sono sottolineate in particolare tre: l’adorazione da parte dei Magi, il Battesimo di Gesù e il primo miracolo avvenuto a Cana.
Oggi con questo termine si intende invece soltanto la prima manifestazione pubblica della divinità, con la visita dei Magi.

Nel mondo ortodosso, alcuni usano il termine Epifania per indicare la festa che cade sempre il 6 gennaio (o tredici giorni più tardi nelle Chiese che seguono il calendario giuliano) e viene più correntemente chiamata Teofania. In questo giorno viene celebrato il battesimo di Gesù nel Giordano, mentre la visita dei Magi, commemorata dai Cattolici di Rito Latino e da altre Chiese occidentali in una festa a sé, nelle chiese di rito bizantino viene celebrata il giorno stesso del Natale[2].
Nelle chiese cristiane ortodosse, il 7 gennaio si celebra la Nascita di Gesù, a causa di una differenza di tredici giorni fra calendario gregoriano, in uso in occidente dal 1581 e il calendario giuliano precedente, ancora in uso in certe chiese ortodosse.

Durante la celebrazione eucaristica, appena dopo la proclamazione del Vangelo, è previsto il solenne “Annuncio della Pasqua”. (cfr. Messale, Appendice, per il canto e calendario liturgico regionale). L’Epifania è una festa della redenzione e la sua pienezza si avrà negli eventi pasquali. In questo contesto, la manifestazione del Signore ai Magi appare come il primo atto di una sequenza di epifanie-manifestazioni che sono il tessuto dell’intera esistenza terrena di Cristo. Lui, luce del mondo, è la meta finale della storia, il punto di arrivo di un esodo, di un provvidenziale cammino di redenzione, che culmina nella sua morte, risurrezione e ascensione al cielo. Per questo, nella solennità dell’Epifania, la liturgia prevede l’ Annuncio della Pasqua: l’anno liturgico, infatti, riassume l’intera parabola della storia della salvezza, al cui centro sta il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto.

In Parrocchia

Nel pomeriggio si vive la benedizione dei bambini e la celebrazione dell’infanzia missionaria.

In alta Valtellina è diffusa una tradizione che prescrive, la mattina dell’Epifania, di salutarsi scherzosamente con il termine dialettale “Gabinàt” (o Ghibinet a Livigno). Probabilmente questa parola è una storpiatura del tedesco Gaben-nacht, “notte di doni”, a ricordo dei doni portati dai Magi. Chi non risponde prontamente all’insolito saluto deve pagare il pegno e offrire un piccolo dono